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Ecco quanto afferma Mons. Giovanni Rinaldi in un libro dell'autore: [...]. "Il lavoro pregevole di Gianni Ianuale è la testimonianza viva e vera di questo desiderio di Dio, di questo lacerante vuoto esistenziale di questa società contemporanea che tende verso la pienezza. Già il filosofo Kierkegaard affermava, di fronte alla banalizzazione del nostro tempo, che "la nave, la società ormai è in mano al cuoco di bordo, e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma quello che si mangia domani", questa patologia del secolo scorso, oggi, è diventata epidemia [...]. E poi Francesco D'Episcopo: [...]. Ianuale si perde e si ritrova nelle parole sacre e umanissime, che la poesia gli detta, e si può ben dire che, anche se in una prospettiva particolare, che appare tutta meridionale e vesuviana, viscerale dunque più che razionale, gli può tranquillamente spettare un posto di tutto rispetto nella poesia religiosa, in senso lato, del nostro tempo, che nello scomparso amico Mario Luzi annovera un sicuro capofila. Peccato, vero peccato in senso religioso, che pochi attingano ad un tesoro così carico di felicità e serenità, che potrebbe dare una dritta rivoluzionaria e un mondo, che spesso sembra aver smarrito la bussola del vero bene."